Disclaimer: il pezzo tradotto fa parte della serie “Baseball 100” scritta da Joe Posnanski per la testata The Athletic, qui trovate l’originale (subs. req’d).
La nostra storia di Sadaharu Oh non comincia con lui, ma con un giocatore di baseball che probabilmente non conoscete. Il suo nome era Hiroshi Arakawa. Era un uomo piccolo, superava di poco i 160 cm, non aveva un grande talento naturale, la velocità era sospetta e la potenza quasi nulla. Batté .251 nell’arco della sua carriera nella Japanese Pacific League.
Charlie Lau batté .255 in carriera nelle big leagues.
Walt Hriniak batté .253 in carriera nelle big leagues.
Charlie Manuel batté .198 in carriera nelle big leagues.
Forse avrete intuito dove vogliamo andare con questi numeri.
Tanti fra i migliori hitting coaches della storia del baseball non erano di per sé dei grandi battitori.
Ad un certo punto della sua carriera Arakawa rimase affascinato dall’Aikido, l’arte marziale giapponese che potremmo tradurre come “il percorso verso l’armonia dello spirito.”
Ad essere sinceri però può essere tradotta in tante altre forme. Sostanzialmente: “Ai” significa “armonizzarsi o riunirsi”; “Ki” significa “mente, anima, spirito” e “Do” significa “la via o il percorso”. La gente mette insieme queste parole in maniera diversa, ma insomma ne avrete capito il significato generico. Aikido è un’arte marziale, una religione, una filosofia sul raggiungimento dell’armonia dell’anima.
C’è una bellissima storia che racconta di quando Arakawa incontrò il leggendario sensei Morihei Ueshiba, il fondatore dell’Aikido. Arakawa fu introdotto come un famosissimo giocatore di baseball, ma la cosa lasciò il fondatore alquanto disinteressato. Ueshiba non conosceva il baseball o nessuna delle sue regole. Inizialmente confuse il baseball con una vecchia terapia medica dal nome molto simile, che comportava la combustione di un certo tipo di pianta chiamata artemisia sulla pelle.
Dopo che Arakawa ed il suo gruppo spiegarono sommariamente a Ueshiba le regole principali del baseball, questi rispose, “Ma per un’attività di questo tipo, perché non utilizzate semplicemente una bella spada giapponese?”
La vita di Arakawa cambiò istantaneamente. Capì in quel momento che prepararsi a battere una palla da baseball era esattamente come allenarsi con una spada giapponese. Richiedono la stessa disciplina, la stessa forza di volontà, lo stesso livello di pace interiore. Arakawa a quel punto aveva 30 anni, quasi tutti spesi come giocatore, ma ora aveva un nuovo percorso da seguire. Voleva insegnare ai ragazzi più giovani il modo corretto e migliore di colpire una pallina da baseball.
Nel gennaio 1962, qualche mese dopo la sua ultima partita, fu assunto come hitting coach dagli Yomiuri Giants.
I Giants avevano nelle proprie fila un talentuoso ma inconcludente ragazzo, a cui piaceva fare festa più che altro, di nome Sadaharu Oh.